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domenica 9 maggio 2010



Con noi attraverso la Valtiberina:

si va in giro,
si guarda,
si tocca,
ognuno di noi la conosce a modo suo
ed ogni “a modo suo” è un mondo a parte.
Vogliamo vedere che succede se mettiamo insieme tutti questi “mondo a parte”?

Partecipando s’impara,
è un momento di incontro libero, nella terra su cui viviamo, per viaggiare pensando.
Pensando a come sarebbe bella se fosse a modo nostro.
Ma per pensarla a modo nostro prima dobbiamo scoprire com’è fatta, chi ci abita, che cosa c’è e cosa c’è avvenuto.
Pensiamola e scopriamola insieme attraverso l’elaborazione di una Mappa di Comunità!

La “Mappa di Comunità” è uno strumento per comprenderci.

Partendo dalle considerazioni generali: “cos’è una mappa di comunità?” si intendono una serie di obiettivi qui di seguito sintetizzati:

Obiettivi. La mappa non è solo una fotografia del territorio, sia pure estesa a dettagli non riportati dalle carte o dai libri ufficiali o delle storie che vi solo legate. La mappa comprende anche il processo con cui si fotografa. Per questo deve essere costruita in modo partecipato,perché è anche un metodo di crescita collettiva e di auto-formazione del gruppo che vi lavora. L’obiettivo dunque non è avere una mappa, fatta più o meno “bene”, ma fare in modo che la comunità, realizzandola, riconosca il valore dei luoghi e aumenti la propria autostima. Il “dopo-mappa” è forse più importante di ciò che la precede. (Maurizio Maggi, nov. 2005)

Lavorare insieme. Il gruppo lavora come una specie di comitato di
redazione. Le domande da cui partire sono: cosa è importante, per me,di questo territorio? Cosa mi piace e cosa non mi piace? Cosa rende questo posto diverso da altri simili? Cosa vogliamo fare di questo patrimonio e come possiamo preservarlo? (Maurizio Maggi, nov. 2005)

Ecco un elenco (non esaustivo) che può aiutare a riconoscere i dettagli che rendono un posto speciale (ma la creatività del gruppo dovrà seguire la propria ispirazione). (Maurizio Maggi, nov. 2005)

Patrimonio costruito: elementi patrimoniali edificati specifici del luogo e piccole caratteristiche come baracche rurali, pompe, pozzi, cancelli e muri a secco, recinzioni, pietre confinarie, dettagli architettonici, selciati, lapidi commemorative, verde pubblico o scritte tradizionali. Costumi
e tradizioni: associazioni culturali e storiche con la terra e attività dei
residenti locali, per esempio storie, poesie, canzoni, dialetti, proverbi, ricette, tradizioni e gente famosa. Caratteristiche culturali relative a come la gente viveva, lavorava e si comportava, storie di persone particolari o buffe, nomi di luoghi, nomi di campi, confini parrocchiali, spazi aperti, belvedere, diritti di passaggio di valore culturale significativo, inclusi sentieri interpoderali e tratturi. Patrimonio archeologico: resti locali importanti e visibili come per esempio fortificazioni, tumuli funerari, pilastri geodetici, spartiacque e canaline, pietre rituali, impianti di antichi insediamenti. Patrimonio naturale:
caratteristiche paesaggistiche locali caratteristiche e habitat naturali come siepi, macchie, piante potate, orti, piccole aree di brughiera, prati di fieno, prati irrigati, canneti, stagni, torrenti e sorgenti. Patrimonio industriale: caratteristiche fisiche relative a importanti industrie locali come ciminiere e camini, forni per la calce, mulattiere, carrettiere, canali, cave, punti di estrazione di minerali, mucchi di sterrato, mulini, miniere, fucine e locali di fabbricazione delle botti. (Maurizio Maggi, nov. 2005)

Si potrebbe, nel nostro particolare caso, aggiungere: Patrimonio umano. L’insieme delle impressioni che una comunità ha di un determinato luogo e l’insieme di impressioni che visitatori estranei alla realtà specifica hanno dello stesso determinato luogo. Attraverso il confronto di esse si potrebbe stabilire un rapporto univoco tra quello che è necessario conservare a priori, quello che è necessario conservare per la comunità, quello che è necessario conservare per noi stessi in quanto memoria con significati limitati.
La scrematura dei significati di “Memoria” diviene ancora più importante in territori ove la Memoria, intesa come fattore di aggregazione, diviene una ingessatura. Di conseguenza la società vive di consuetudini, di memorie personali che divengono collettive e di immobilismo sociale chiuso a priori verso altre sperimentazioni di approccio alla realtà.
La scrematura, fatta attraverso le contraddizioni. Delle conoscenze particolari, della vivacità mentale di chi non conosce ma vorrebbe, di chi conosce ma non intende far comprendere.
La costruzione di una Mappa di Comunità, dove la contraddizione e l’”anarchia” della pluralità di vedute, permettono di costruire un bene comune di rilevanti opinioni, condivise da tutti e dalle quali rifondare i rapporti della società.

Memorie particolari. Ogni memoria particolare, qui, è memoria da imporre. Ogni memoria da imporre può avere molteplici finalità, il bene di una comunità, il bene del singolo, il bene di un’oligarchia. Contribuire alla Memoria dei luoghi attraverso una lettura critica delle proprie passioni o aspettative, ma solo dopo averle espresse, diviene uno strumento di crescita del singolo e di conseguenza, della comunità.
Attraverso questo processo si debbono scoprire “Memorie ininfluenti” nelle quali si diversificano le proprietà delle stesse attraverso la contrapposizione delle sensibilità di molti.
È qui che nasce la mappa affettiva o delle Emozioni. Un connubio di diversità di vedute sullo stesso dato che diviene determinante per la conservazione del dato stesso.

Memoria = insieme di conoscenze e sensibilità

Conservazione della Memorie = sensibilità particolari di una comunità che abbisognano di un “bene comune”

Conservazione attiva delle Memorie = sensibilità particolari del ”bene comune” che riesce a trasferire le proprie agli altri pur su identiche basi di sensibilità.

Scrematura delle Memorie = contrapporsi di sensibilità rispetto allo stesso argomento e conseguente scelta condivisa se la memoria è “ininfluente” o no.

Costruzione della Mappa di Comunità = momento di sintesi fra: Memorie, conservazione delle Memorie, conservazione attiva delle Memorie, scrematura delle Memorie.

La nostra mappa così è uno strumento di conoscenza attivo per chi la costruisce e non un momento di “amarcord” e autocelebrazione. È un tentativo semi serio di costruire delle sensibilità di appartenenza, sostenibile alla società, verso un territorio bloccato nei suoi immobilismi sociali.

Disegnare la mappa. Le mappe non sono carte geodetiche, non devono cioè cercare di rappresentare nel modo più conforme possibile la
realtà. Sono mappe affettive, quindi l’interpretazione è molto libera,(...) (Maurizio Maggi, nov. 2005)
(…) libera di conoscere!